LA CRISI CLIMATICA IN ITALIA: NON C’È PIÙ TEMPO DA PERDERE

LA CRISI CLIMATICA IN ITALIA: NON C’È PIÙ TEMPO DA PERDERE

Negare la crisi climatica o far finta che non ci riguardi non salverà il nostro Paese dalle conseguenze di una crisi globale, che sta mettendo a durissima prova il nostro territorio e i cittadini.

Quello che è accaduto nel 2023 in Emilia Romagna dimostra ancora una volta che siamo in presenza di eventi meteorologici sempre più intensi e frequenti, che ormai si alternano a ritmi drammatici. Fenomeni una volta unici e rari si moltiplicano, addirittura a pochi giorni di distanza, e non solo in Italia.

 

L’area del Mediterraneo è particolarmente soggetta al rischio climatico: aumento della temperatura media, ondate di calore, scarse precipitazioni, fusione dei ghiacciai stanno erodendo le nostre riserve d’acqua, le alluvioni improvvise o le precipitazioni copiose come quelle di questi giorni moltiplicano l’effetto sul territorio già a rischio.

L’Italia, al centro dell’hotspot climatico del bacino Mediterraneo, è un Paese più a rischio di altri, con aumento di temperatura di quasi 3 °C rispetto al periodo pre-industriale, a fronte di una media mondiale di +1,1 °C. Viviamo in un territorio particolarmente fragile, in cui 12 milioni di persone vivono in aree che potrebbero essere soggette ad alluvioni e vediamo aumentare ogni anno gli eventi di precipitazioni a carattere eccezionale.

Siccità e alluvioni si alternano, con l’effetto di elevare esponenzialmente il rischio. Non agire subito per affrontare la realtà climatica, purtroppo, amplificherà le conseguenze sulla sicurezza e il benessere delle comunità.

La disponibilità di acqua in Italia è calata del 20% negli ultimi decenni: se non arresteremo il riscaldamento globale, la causa principale della riduzione, la disponibilità di acqua potrebbe ridursi in breve tempo del 40%, con punte del 90% in alcune aree del Meridione. L’Italia gode storicamente di una buona disponibilità di acque: è ancora terza in Europa per disponibilità della risorsa idrica (dietro solo a Francia e Svezia), con circa 130 miliardi di m3 disponibili ogni anno. Ma nonostante ciò, siamo il Paese europeo con i più alti livelli di stress idrico.

È indispensabile l’abbattimento delle emissioni di CO2, metano e degli altri gas climalteranti, per evitare scenari e impatti ingestibili: abbiamo poco tempo e l’Italia dovrebbe essere alla testa degli Stati che vogliono le emissioni zero, non in retroguardia come è attualmente.

Per far questo, tra le altre cose, si deve spingere sulle rinnovabili.

In particolare le imprese, principali responsabili delle emissioni climalteranti, devono accorciare la strada verso la doppia transizione, blue e green, in cui tecnologia e sostenibilità vadano di pari passo.

Noi di EnergRed abbiamo la mission di accompagnare le PMI italiane in questa transizione energetica, dotandole di un impianto fotovoltaico per l’auto-consumo di energia a km0. Inoltre, portiamo avanti diverse iniziative di Responsabilità Sociale di Impresa, per aumentare ogni anno il valore che gli investimenti, da noi fatti, anche a favore di comunità o persone fragili o maggiormente esposte a rischi e disastri legati al cambiamento climatico nel mondo. Tra queste il recupero della centrale idroelettrica di Villetta Barrea e la riforestazione ad alto impatto sociale in Guatemala e Tanzania.

 

 

Fonti: avvenire.it

           wwf.it

 

 

IL VIA LIBERA DELL’UE AGLI INCENTIVI ITALIANI PER LE COMUNITÀ ENERGETICHE: ECCO TUTTI I DETTAGLI E COME REALIZZARE UNA CER CON ENERGRED

IL VIA LIBERA DELL’UE AGLI INCENTIVI ITALIANI PER LE COMUNITÀ ENERGETICHE: ECCO TUTTI I DETTAGLI E COME REALIZZARE UNA CER CON ENERGRED

Finalmente è arrivato il tanto atteso benestare da parte della Commissione Europea. L’Esecutivo europeo ha approvato gli incentivi alle CER in Italia, che saranno parzialmente finanziati attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF).

Il regime di incentivazione italiano predisposto nel Decreto ministeriale CER è dedicato a tutti quei progetti in autoconsumo con capacità fino a 1 MW.

Due le tipologie di aiuto elargito: una tariffa incentivante e un contributo a fondo perduto.

Nel dettaglio, la tariffa incentivante, sul quantitativo di energia elettrica consumato dagli autoconsumatori, va a sua volta distinta in una parte fissa e una variabile: 

  • La parte fissa varia in funzione della taglia dell’impianto, diminuendo al crescere della potenza installata. (80€/MWh per impianti <200 kWp, 70€/MWh per impianti tra i 200 e i 600 kWp e 60 €/MWh per impianti > 600kWp)
  • La parte variabile varia in funzione del prezzo di mercato dell’energia(Pz), diminuendo al crescere del PZ.

E’ prevista inoltre una maggiorazione tariffaria per gli impianti di CER realizzati nelle Regioni del Centro (più 4 €/MWh) e Nord Italia (più 10 €/MWh).

Il contributo a fondo perduto copre fino al 40 per cento dei costi ammissibili, per un bilancio totale di 2,2 miliardi di euro, finanziata mediante l’RRF, ma sarà riservato ai comuni con meno di 5.000 abitanti.

“Le CER nostrane potranno favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili e dare un forte contributo per il conseguimento degli obiettivi europei. Noi di EnergRed siamo pronti a svolgere un ruolo importante in questa rivoluzione energetica” dichiara il nostro CEO Moreno Scarchini.

La metodologia proprietaria Care&Share di Energred ha come mission la condivisione del valore creato dagli asset, quindi si applica perfettamente alle CER.

Il ruolo di Energred è quello di finanziare, realizzare e gestire gli impianti, mettemndoli nella piena disponibilità della comunità. I membri della CER EnergRed potranno autoconsumare l’energia green a prezzi calmierati e beneficiare dell’incentivo. Dopo i primi 10-12 anni la titolarità degli impianti torna alle singole aziende o soggetti, mentre Energred potrà continuare ad occuparsi della gestione e manutenzione attraverso dei contratti per i vari servizi.

La Comunità Energetica è il luogo dove creare responsabilità reciproca e impegno comune, grazie al dono dell’energia condivisa che ciascuno fa e porta con sé. Noi di EnergRed vogliamo essere protagonisti e non spettatori, con la passione e la creatività che ci contraddistinguono.

ENERGRED: GRANDI LE ASPETTATIVE SUL FUTURO CON LE NUOVE BATTERIE ALIMENTARI

ENERGRED: GRANDI LE ASPETTATIVE SUL FUTURO CON LE NUOVE BATTERIE ALIMENTARI

Sulla scorta dei risultati ottenuti dall’Istituto Italiano Di Tecnologia, che quest’anno è riuscito a creare la prima Batteria Commestibile, noi di EnergRed, come E.S.Co. impegnata nel sostenere la transizione energetica delle PMI italiane, riponiamo grandi aspettative di progresso.

Messa a punto dal gruppo di ricerca diretto da Mario Caironi, la nuova Batteria Alimentare è basata su componenti come la riboflavina, più nota come vitaminaB2 —che agisce da anodo— e la quercetina contenuta in mandorle e capperi che fa da catodo. Per aumentare la conducibilità elettrica è stato poi utilizzato un farmaco da banco molto diffuso quale il carbone attivo, mentre l’elettrolita di questo prototipo è a base d’acqua.

Il separatore —necessario in ogni batteria per evitare cortocircuiti— è invece stato realizzato con Alghe Nori, comunemente utilizzate nella preparazione del sushi. Mentre gli elettrodi sono stati incapsulati in blocchi di cera d’api da cui escono due contatti in oro alimentare, lo stesso utilizzato per la decorazione delle torte.

«Questa batteria prova che è possibile realizzare batterie con materiali più sicuri ed ecologici rispetto a quelle attuali basate sugli Ioni di Litio. Crediamo che questa innovazione —seppure al momento più mediatica che effettiva (funziona a bassa potenza)— ispirerà altri scienziati a costruire batterie più sicure, per un  Futuro Sostenibile davvero» conclude il nostro CEO Moreno Scarchini.

Basandosi su dati dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), su dati Bloomberg NEF, sul report “The Future of European Renewable Energy” promosso da #Panasonic e su proiezioni basate su fonti proprie, in EnergRed abbiamo disegnato una geografia delle fonti energetiche rinnovabili che vede l’Europa al primo posto, con una quota dell’86% nel 2050.

Nei prossimi 27 anni in Europa l’energia da fonti rinnovabili è destinata a crescere in maniera esponenziale, più che nelle altre zone del mondo. Al secondo posto nel nostro ranking troviamo poi l’Australia con l’80% e sul podio anche l’India con il 57%. Mentre la Cina si attesta al 49% e gli Stati Uniti al 36%.

Noi di EnergRed ci schieriamo in prima linea al fianco delle PMI italiane, per essere protagonisti di questa Rivoluzione Energetica.

RIFORESTAZIONE AD ALTO IMPATTO SOCIALE: LA NOSTRA FORESTA IN GUATEMALA

RIFORESTAZIONE AD ALTO IMPATTO SOCIALE: LA NOSTRA FORESTA IN GUATEMALA

Il Guatemala presenta uno dei più alti tassi di deforestazione delle Americhe.

Dal 2001 al 2020 ha perso il 20% della propria copertura forestale, un’area pari a 1,5 milioni di ettari di foreste.
La deforestazione è causata principalmente dall’espansione dell’agricoltura industriale, una su tutte la monocultura di palma da olio.

La deforestazione è inoltre agevolata dalla mancanza di opportunità economiche e occupazionali, da mancanze legislative e da intricati sistemi di proprietà della terra. Le foreste bruciano, e con loro interi ecosistemi. Mentre il suolo si impoverisce, i contadini, una volta guardiani di quelle terre, perdono la loro identità ed il loro lavoro. Una parte di popolazione, più povera, non ha risorse per coltivare le terre che abita. I campesinos sono costretti a vendere le proprie terre a bassissimo prezzo con il sogno di poter emigrare. La maggior parte però finisce per andare a lavorare nei campi, spesso trasformati in monoculture, per salari minimi.

In collaborazione con zeroCO2 abbiamo contribuito a donare gratuitamente 100 alberi ai campesinos, supportandoli così nel coltivare le proprie terre, difendendo la loro identità contadina.

La famiglia, prendendosi cura degli alberi, gioverà dei frutti prodotti: potrà decidere se consumarli o venderli al mercato più vicino. Gli alberi di zeroCO2, essendo innestati nel vivaio, sono in grado di produrre frutta già dopo un anno dalla messa a dimora, generando un impatto concreto veloce ma a lungo termine.

Attraverso gli alberi ricreiamo una connessione tra il contadino e la propria terra.

Monte Carmelo è una piccola comunità contadina formatasi solo 5 anni fa da famiglie di diverse origini.
Lo stato ha riunito persone e interi nuclei familiari che non avevano terra (o la avevano ma in aree protette) e ha dato in concessione diversi ettari, ma non i mezzi per coltivarli.

A Monte Carmelo zeroCO2 dona alberi forestali e da frutto che hanno dato alla comunità la spinta necessaria per iniziare a crescere e diventare autosufficiente dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

La cura degli alberi ha aumentato la consapevolezza ambientale e ha creato un senso più profondo di imprenditorialità, familiare e collettiva. Attraverso vari progetti di piantagione la comunità può sostenersi e svilupparsi: nel 2022 ha dato vita alla propria scuola.

“Il Guatemala è un paese dove sostenibilità sociale e ambientale sono strettamente collegate; donare alberi a famiglie di contadini significa supportarle nella gestione delle proprie terre, evitando che migrino o che vendano le terre a chi vorrebbe farne monoculture. In questo modo si preserva la natura e la loro identità di campaesinos” racconta Andrea Pesce, CEO di zeroCO2.

La foresta di Energred rientra in un più ampio percorso di sostenibilità portato avanti dall’azienda, nella consapevolezza che per mitigare gli effetti della crisi climatica tutti dobbiamo fare la nostra parte, in un’ottica di collaborazione e mettendo le persone al centro del cambiamento. 

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO: PRINCIPALI CAUSE E POSSIBILI SOLUZIONI

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO: PRINCIPALI CAUSE E POSSIBILI SOLUZIONI

L’emergenza climatica sta assumendo dimensioni sempre più drammatiche, e negli ultimi anni stiamo assistendo a condizioni climatiche straordinarie sempre più frequenti anche in Italia.

Solo tra il 2022 e i primi cinque mesi del 2023, nel nostro Paese, sono stati ben 432 gli eventi estremi di maggior gravità. Che hanno causato danni inimmaginabili sia a livello economico che per quanto riguarda le vite umane.

La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) rileva che, negli ultimi 43 anni, i fenomeni estremi (da cui sono state escluse le ondate di calore) hanno causato almeno 22mila morti in tutta Italia. I danni economici stimati, invece, ammontano a oltre 100 miliardi di euro. Dati drammatici, cresciuti in maniera esponenziale soprattutto negli ultimi anni (si pensi che la sola alluvione del maggio scorso in Emilia-Romagna ha causato danni per circa 10 miliardi).

Anche il conteggio più recente degli eventi estremi sul territorio italiano non fa ben sperare. Sono stati 310 nel 2022 (con 29 morti accertati), ma nei primi cinque mesi del 2023 sono stati ben 122 (con un aumento del 135% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
dati sono preoccupanti, soprattutto perché nel calcolo delle vittime totali per eventi estremi in Italia dal 1980 a oggi, non si considerano i decessi causati dalle ondate di calore. Il caldo, sempre più estremo e prolungato, rischia di essere fatale per le fasce più fragili della popolazione, ma calcolare sul lungo periodo i decessi causati dalle alte temperature è un’operazione molto complicata.

Stiamo vivendo uno scenario meteo inequivocabile. Caldo torrido, trombe d’aria e precipitazioni anomale si alternano. Siamo vicini alla rottura di un equilibrio millenario, capace di sconvolgere il nostro modo di vivere e di ridurre anche la stessa qualità della vita” – il monito del Prof. Alessandro Miani, presidente di Sima – “I decisori devono far diventare una priorità i determinanti ambientali e climatici della salute, ma anche chiamare in causa il mondo della ricerca e dell’innovazione. Ci attendiamo risposte e soluzioni immediate, frutto di decisioni coraggiose da assumere su una prospettiva di medio-lungo termine”.

Ma vediamo meglio quali sono le cause di questi sconvolgimenti.

La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di tre fattori: la giusta distanza dal Sole, la composizione chimica dell’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua. L’atmosfera, in particolare, assicura al nostro pianeta un clima adatto alla vita grazie al cosiddetto effetto serra naturale. Quando i raggi solari raggiungono la superficie terrestre vengono solo in parte assorbiti, mentre in parte vengono riflessi verso l’esterno; in assenza di atmosfera si disperderebbero nello spazio, ma vengono invece in buona parte trattenuti e quindi reindirizzati verso la Terra da alcuni gas presenti nell’atmosfera (i gas a effetto serra, appunto, fra cui principalmente l’anidride carbonica e il metano, ma anche il vapore acqueo e altri ancora).

Il risultato è un’ulteriore quantità di calore che si somma a quella proveniente dai raggi solari assorbiti direttamente. Senza l’effetto serra naturale la temperatura media sulla Terra sarebbe di -18 gradi centigradi anziché di circa +15.

Cambiamenti climatici ci sono sempre stati, nella storia del Pianeta, ma il riscaldamento climatico a cui assistiamo da circa 150 anni è anomalo perché innescato dall’uomo e dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale.

Con la rivoluzione industriale l’uomo ha improvvisamente rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra portando la quantità di CO2 presente in atmosfera al doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni. Da circa 15 anni i dati prodotti da migliaia di scienziati in tutto il mondo concordano nel dichiarare che il global warming deriva dall’effetto serra antropico, cioè innescato dalle attività dell’uomo.

Rispetto ai livelli preindustriali la temperatura media del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa prevedere che, in mancanza di interventi, potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il 2050.

Dobbiamo iniziare a parlare di crisi climatica perché è vero che il clima è sempre cambiato, ma non così in fretta e non con delle infrastrutture rigide e complesse come sono le città e il sistema produttivo ai quali i Paesi più industrializzati sono abituati.

I dati parlano chiaro:

  1. 0,98°L’aumento della temperatura nel 2019 rispetto ai livelli preindustriali
  2. 1,5°L’aumento della temperatura entro il 2030 – 2050 senza interventi
  3. 97%Percentuale degli scienziati che attribuisce il riscaldamento globale alle attività umane

A provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas, che rappresentano la maggior parte delle emissioni di gas serra. Nel 2019, secondo il Global Energy Perspective 2019 di McKinsey le fonti fossili erano responsabili dell’83% delle emissioni totali di CO2 e la sola produzione di elettricità attraverso il carbone incideva per il 36%, anche se nel 2020 – per effetto della pandemia dal Covid-19 – le emissioni sono poi scese drasticamente (fonte World Energy Outlook 2020). È stato stimato che l’attuale tendenza delle emissioni di CO2 dovute alla combustione del carbone è responsabile di circa un terzo dell’aumento di 1 grado centigrado delle temperature medie annuali al di sopra dei livelli preindustriali, rendendola la principale fonte di emissioni nella storia umana. In assoluto il petrolio è la seconda fonte di emissioni, avendo prodottonel 2019 12,54 miliardi di tonnellate di CO2 (l’86% del totale del carbone di 14,550 miliardi di tonnellate).

Anche l’abbattimento delle foreste provoca danni consistenti: gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo l’anidride carbonica dall’atmosfera, quindi se vengono abbattuti l’effetto benefico si perde e il carbonio immagazzinato negli alberi viene rilasciato nell’atmosfera, accentuando all’effetto serra.

Di fronte a questa realtà diventa un dovere, soprattutto per le imprese, limitare le proprie emissioni di CO2, le principali responsabili del cambiamento climatico.

La transizione energetica non può essere rimandata oltre e noi di Energred vogliamo impegnarci sempre di più per metterci al fianco degli imprenditori in questo percorso verso la sostenibilità.

 

 

Fonte: teleambiente.it

COMUNITÀ ENERGETICHE: ENERGIA CONDIVISA E CALCOLO INCENTIVO

COMUNITÀ ENERGETICHE: ENERGIA CONDIVISA E CALCOLO INCENTIVO

La comunità energetica rinnovabile (CER) è il luogo dove creare responsabilità reciproca e impegno comune, grazie al dono dell’energia condivisa che ciascuno fa e porta con sé. Ma cosa significa esattamente energia condivisa e quali sono i vantaggi che si possono avere entrando a far parte di una comunità energetica? Vediamolo insieme.

L’energia condivisa non è un’energia fisicamente identificabile.
E’ piuttosto un valore che viene calcolato attraverso un algoritmo, grazie a delle misurazioni effettuate “ora per ora”.

Installando dei contatori su ogni utenza (o gruppo di utenze collegate ad un POD) che produce o assorbe energia nella comunità energetica è possibile sapere, in ogni ora, quanta sia l’energia effettivamente prodotta da fonti rinnovabili, e quanta sia quella consumata dagli associati alla comunità.

L’energia condivisa è, in ogni ora, il minore tra questi due valori monitorati. 

Per condividere il massimo valore possibile in una comunità energetica si devono quindi dimensionare con molta attenzione gli impianti nuovi da realizzare, e monitorare bene i potenziali consumi, o addirittura prepararsi a modificare le proprie abitudini di consumi per allinearle alle disponibilità di energia da fonti rinnovabili.

Ma vediamo ora come viene calcolato l’incentivo per coloro che entrano a far parte delle CER.

Il legislatore ha al momento introdotto una formula di calcolo della tariffa premio spettante, per l’energia condivisa dall’impianto, che tiene conto di diversi fattori:

  1. La zona di installazione da cui dipenderà la producibilità dell’impianto, andando ad aiutare quelle zone geograficamente svantaggiate;
  2. prezzo di mercato della materia prima energia elettrica nella zona di produzione dell’impianto (PZO);
  3. la taglia d’impianto.

stabilendo comunque un massimo ed un minimo tra cui il valore può oscillare.

 

 

Qual é la configurazione migliore?

Quella che massimizza il valore generato per la comunità energetica, ovvero quella in cui la quantità di energia prodotta e distribuita (anche da stoccaggio) all’interno della comunità è pari ogni ora (o ragionevolmente superiore) ai i consumi collettivi dei soggetti che la costituiscono.

L’infrastruttura della comunità energetica può essere estesa e fatta crescere anche con il crescere del numero dei suoi componenti, partendo ad esempio dagli impianti in auto-consumo presenti sul territorio. Noi di Energred abbiamo ideato il nostro modello di comunità energetica, in cui siamo noi a finanziare e gestire gli impianti, lasciandoli nella piena disponibilità della comunità, i cui membri possono autoconsumare energia green a prezzi vantaggiosi e godere dei benefici dell’incentivo sull’energia condivisa.

Come si fa per entrare a far parte di una CER?

Innanzitutto bisogna verificare la presenza di una CER all’interno dell’area geografica di appartenenza, attraverso il portale di e-distribuzione

quindi si può richiedere di entrare in una comunità già esistente, oppure, se si vuole da subito iniziare a godere dei vantaggi dell’energia a km zero, ci si può dotare di un impianto in configurazione SEU, per l’autoconsumo.

Con il Servizio Energia Care&Share di Energred è possibile farlo senza alcun investimento ed iniziare a risparmiare da subito sui costi energetici, in attesa, se lo si desidera, di portare il proprio impianto all’interno di una CER e godere di ulteriori benefici.

TRANSIZIONE ENERGETICA DELLE IMPRESE: L’IMPORTANZA DI ESSERE GREEN

TRANSIZIONE ENERGETICA DELLE IMPRESE: L’IMPORTANZA DI ESSERE GREEN

Le industrie sono sicuramente le maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche che impattano nel quadro del cambiamento climatico, a causa della loro dipendenza dalle risorse energetiche e dai combustibili fossili utilizzati per la produzione.

Dopo il boom delle energie a fonte rinnovabile a cui abbiamo assistito negli ultimi 20 anni e viste tutte le opportunità offerte dalle tecnologie attuali, per un imprenditore oggi è diventato, se non un obbligo, quantomeno un dovere pensare a soluzioni per rendere la propria attività sostenibile dal punto di vista ambientale.

Ma cosa significa rendere la propria azienda green?

Le aziende che fanno questa scelta adottano misure per la riduzione delle emissioni di carbonio, utilizzando fonti energetiche pulite o il meno inquinanti possibile; mettono in atto interventi di efficienza energetica; avviano procedure di riciclaggio e riutilizzo.

Sebbene questo tipo di interventi necessitino di investimenti iniziali consistenti, da recenti sondaggi è emerso che ormai la maggior parte dei CEO sono consapevoli dei numerosi vantaggi che l’azienda ottiene adottando un’immagine ecosostenibile, e che addirittura la sostenibilità oggi sia diventata indispensabile per avere un’attività di successo.

Oggi i consumatori, infatti, sono sempre più consapevoli dei problemi ambientali e preferiscono acquistare prodotti green, anche se questo vuol dire pagarli un po’ di più. Un’impresa che dimostra di avere a cuore l’ambiente fa sentire ai clienti che è degna della loro fiducia. Questo genera una preziosa forma di pubblicità attraverso il passaparola, ed un aumento della brand reputation non indifferente.

La sostenibilità ambientale aziendale non ha un impatto positivo solo sui consumatori, ma anche al livello interno: attira dipendenti che preferiscono lavorare in contesti green e rende migliore il clima aziendale interno, creando la percezione di lavorare per qualcosa di etico e non solo economico.

Inoltre, grazie ai benefici ambientali e sociali che sviluppano, le aziende della green economy possono usufruire degli eco-incentivi messi a disposizione dal governo e dall’Unione Europea.

Si ha anche una maggiore probabilità di ottenere investimenti privati.

Sono infatti sempre più numerosi i fondi di investimento che concentrano i propri investimenti sulle imprese attente ai temi ambientali.

Noi di Energred vogliamo metterci al fianco degli imprenditori che desiderano intraprendere il percorso verso la transizione energetica. Per questo abbiamo ideato una metodologia proprietaria, che abbiamo chiamato Care&Share, che significa prendersi cura e condividere.

Con Care&Share l’azienda non deve preoccuparsi di investire capitale per dotarsi di un impianto per la produzione di energia a km0. Energred si occupa di tutti i costi di realizzazione, gestione e manutenzione dell’impianto fotovoltaico. Per 12 anni l’azienda è libera di autoconsumare energia green a basso costo, fino alla completa cessione dell’asset a titolo gratuito.

Rendere la propria azienda green con Care&Share di Enegred è gratis e senza pensieri.

ACQUA CORRENTE: IL PROGETTO DI ENERGRED CHE RIMETTE IN CIRCOLO L’ENERGIA RINNOVABILE A VILLETTA BARREA

ACQUA CORRENTE: IL PROGETTO DI ENERGRED CHE RIMETTE IN CIRCOLO L’ENERGIA RINNOVABILE A VILLETTA BARREA

Da anni, in quanto ESCo impegnata nel supportare la transizione energetica dei territori, stiamo seguendo la ristrutturazione e messa in esercizio di una mini centrale idroelettrica dalla storia secolare e che è stata segnata dalle più grandi vicissitudini del nostro Paese: si tratta del progetto che stiamo portando avanti nel comune di Villetta Barrea, in Abruzzo.

Ma dato che il nostro rapporto con questa piccola realtà montana va oltre i pur importanti aspetti tecnici e pratici, abbiamo voluto trasformare la nostra iniziativa in un percorso artistico e culturale: Acqua Corrente.

Acqua Corrente vuole infatti raccontare passato, presente e futuro della transizione di una comunità verso la sostenibilità energetica: ritrovare le testimonianze, leggere il presente e preannunciare i cambiamenti che questa porterà per le persone ed il territorio.

La centrale idroelettrica di Villetta Barrea ha una storia molto particolare, caratterizzata da eventi che ne hanno impedito una continua produttività. Dopo la sua prima inaugurazione, avvenuta nel 1910, subisce un primo stop durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi la distruggono. Ripristinata dall’Enel nel 1952, venne utilizzata per fornire energia ai comuni di Villetta Barrea e di Alfedena sino agli anni Sessanta, quando cessa nuovamente di funzionare. Riaperta nel 1995 dopo una ristrutturazione, nel 2015 un’alluvione ne interrompe nuovamente il servizio.

Eventi di natura antropica e cataclismi naturali hanno tormentato la storia di un complesso tecnologico che ha dato la possibilità alle persone del luogo di sfruttare la forza della natura per produrre un’energia che ne ha cambiato il destino sin dagli inizi del secolo scorso, e che oggi può tornare a “fluire”.

Affianco al recupero industriale vi sarà dunque il recupero della memoria storica della centrale, attraverso la ricerca di immagini tratte da album familiari e archivi pubblici, con lo scopo di raccontare il rapporto nel tempo tra le genti e un territorio. Tale lavoro prevede la digitalizzazione degli archivi fotografici e documentali, iniziando da quelli di maggior pregio e a maggior rischio di perdita, appartenenti – oltre che al Comune – ai diversi Enti territoriali e alle aziende, come l’ENEL, che hanno avuto parte nei cambiamenti, sociali, geografici ed economici, che la centrale ha portato in zona.

Inoltre, per testimoniare i cambiamenti territoriali e quelli della collettività, Alfredo Corrao, Yvonne De Rosa e Simona Filippini, i tre fotografi scelti per il progetto Acqua Corrente, sono stati chiamati a documentare il percorso di sensazioni che accompagnano l’avvicinarsi del momento di inaugurazione della centrale.

La committenza fotografica si affiancherà ad attività didattiche nelle scuole, attraverso la raccolta di immagini fotografiche di famiglia, con l’obiettivo di far accrescere la consapevolezza del mezzo fotografico come strumento di indagine e conoscenza antropologica.

Si tratta di un grande cambiamento per una comunità immersa fisicamente ed emotivamente nel Parco nazionale d’Abruzzo il quale, quotidianamente, è chiamato a difendere e divulgare quei principi di sostenibilità e difesa della natura che in tante altre realtà sono aggrediti o dimenticati.

Con questa iniziativa il comune di Villetta Barrea si appresta a diventare la prima comunità carbon free d’Italia.

LA CRISI DEL GAS: PERCHÈ AUMENTA IL PREZZO DELL’ENERGIA

LA CRISI DEL GAS: PERCHÈ AUMENTA IL PREZZO DELL’ENERGIA

A seguito dell’invasione ucraina da parte della Russia, l’80% del gas che arrivava in Europa è scomparso. Gazprom, che non teme più ritorsioni legali o politiche, usa l’arma del gas per mettere l’Europa il più possibile in difficoltà. Per l’Unione Europea significa dover trovare un’ alternativa o dover rinunciare a 120 miliardi di metri cubi all’anno (Gmc/a) di gas naturale. Una cifra enorme, se si considera che nel 2021 l’UE aveva consumato poco meno di 400 Gmc/a: si tratta dunque del 30% di tutto il gas consumato dai Paesi dell’Unione.

Quest’anno a rimpiazzare gran parte dell’ammanco di gas provocato dalla Russia ci ha pensato il GNL: il gas naturale liquefatto, che arriva da paesi troppo lontani per portarcelo via tubo.

Norvegia e Algeria infatti non sono in grado nel breve periodo di aumentare in maniera significativa le loro esportazioni, per cui gli Stati Uniti sono l’unico Paese a essere riuscito a fornire quantità significative di gas all’Europa, più che raddoppiando i volumi esportati rispetto a quelli dell’anno scorso.

Il grafico qui sopra mostra la situazione, e ciò che mostra è davvero eccezionale: nel corso degli ultimi dodici mesi i produttori statunitensi hanno inviato in Europa oltre 70 Gmc di gas, sufficienti da soli a compensare oltre la metà dell’ammanco russo che si andava ampliando nel corso degli stessi mesi, e oggi ancora nettamente in testa tra i Paesi che più sono riusciti a inviare “nuovo gas” in direzione Europa nel corso di questa crisi. Di fatto si tratta dell’unico aumento davvero significativo da parte di un singolo fornitore, che quest’anno ha fornito all’Europa oltre la metà del GNL importato (51%), seguito solo a grande distanza dal Qatar (15%) o dalla somma di tutti i Paesi africani (17%).

Quindi siamo stati “salvati” dal gas statunitense? In un certo senso sì.

Se non fossero esistite le esportazioni di GNL americano sarebbe stato praticamente impossibile far fronte a un ammanco così grande di gas russo. Allo stesso tempo i produttori di GNL americano stanno al momento prendendo due piccioni con una fava, potendo rispondere all’incombente crisi di liquidità e finanziamenti, che li vessava da anni, tramite vendite gas all’Europa a prezzi decupli rispetto a inizio crisi, e per conseguenza diretta potendo anche approfittare di un mercato del gas americano in cui i prezzi sono a loro volta quadruplicati proprio a causa della domanda europea.

A non sorridere è però, forse, la stessa amministrazione USA. La promessa dello scorso marzo da parte del Presidente Biden che l’Europa avrebbe ricevuto 15 Gmc in più dagli USA entro fine anno è stata più che doppiata: siamo quasi al triplo rispetto agli impegni statunitensi (+41 Gmc, appunto). Ma quando solo pochi mesi dopo Biden ha accolto Ursula von der Leyen a giugno, e si è vociferato di ulteriori impegni per 20 Gmc l’anno, Washington era nettamente più fredda. Il motivo? Il Presidente sa bene che ogni molecola di gas liquido che finisce in Europa è una molecola di gas sottratta agli USA, e che questo fa lievitare i prezzi del gas anche negli Stati Uniti. 

Così aumentano anche i prezzi dell’energia elettrica.

 

Quello che non tutti sanno infatti, è che in Italia per produrre energia elettrica usiamo il gas. Siamo uno dei Paesi che ha una maggiore dipendenza anche nella produzione di energia elettrica per cui la bolletta della luce rincara perché tra le fonti per produrre elettricità ci sono le centrali a turbogas, che bruciano metano. Questo è poi il motivo per il quale i prezzi sono collegati l’uno all’altro, le fonti nel nostro Paese sono vincolate più che in altri Paesi europei”.

Il costo della bolletta quindi, almeno per il momento, non sembra destinato a scendere. Un consistente aiuto può venire senza dubbio dalle fonti di energia rinnovabile, in particolare dal fotovoltaico che in Italia, paese del sole, è particolarmente vantaggioso.

Noi di Energred continueremo a metterci al fianco degli imprenditori italiani, verso la transizione energetica, e proprio per questo abbiamo deciso di bloccare il prezzo dell’energia autoconsumata da fotovoltaico a 145 €/MWh, per chi decide di installare con noi un Impianto Fotovoltaico entro Marzo 2023.

Fonte: ispionline.it

La comunità energetica vista da ENERGRED: il luogo dove creare responsabilità reciproca e impegno comune, grazie al dono dell’energia condivisa.

La comunità energetica vista da ENERGRED: il luogo dove creare responsabilità reciproca e impegno comune, grazie al dono dell’energia condivisa.

Per tutto il XX secolo abbiamo vissuto secondo un modello che vedeva l’energia fluire in un’unica direzione, ovvero dal produttore al consumatore. Durante il corso del XXI secolo stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione energetica, grazie all’avvento delle energie da fonte rinnovabile. Si è avuto così un passaggio dal vecchio paradigma, con un’energia che scorreva a senso unico, ad un nuovo paradigma, con un’energia a doppio senso che diviene un bene condiviso. Chiunque, infatti, ora può produrre energia, oltre che consumarla e condividerla con la comunità.

La nuova direttiva REDII, volta a promuovere e favorire l’utilizzo delle energie rinnovabili, in vista degli obiettivi PNIEC per il 2030, ha dedicato ampio spazio proprio alle configurazioni di autoconsumo collettivo e comunità energetica, definita in particolare come  “un soggetto giuridico” fondato sulla “partecipazione aperta e volontaria”, il cui scopo prioritario non è la generazione di profitti finanziari, ma il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri o soci o al territorio in cui opera. Per garantire il carattere no profit delle comunità energetiche, non è ammessa la partecipazione, in qualità di membri della comunità, di aziende del settore energetico (fornitori ed ESCO) che possono, invece, prestare servizi di fornitura e di infrastruttura. Nella direttiva inoltre sono stati incrementati i benefici che si possono ottenere dalla costituzione di CER(comunità energetiche rinnovabili), e sono stati semplificati gli iter burocratici previsti finora.

Le CER possono avere diverse configurazioni, ma in generale la configurazione migliore è sempre quella che massimizza il valore generato e in cui la quantità di energia prodotta e distribuita è pari ogni ora (o ragionevolmente superiore) ai i consumi collettivi dei soggetti che la costituiscono. Per condividere il massimo valore possibile in una comunità energetica si devono quindi dimensionare con molta attenzione gli impianti nuovi da realizzare, e monitorare bene i potenziali consumi, o addirittura prepararsi a modificare le proprie abitudini di consumi per allinearle alle disponibilità di energia da fonti rinnovabili.

Grazie all’utilizzo dei propri modelli di simulazione tecnico-economica degli impianti fotovoltaici e all’applicazione della metodologia Care&Share® nella valorizzazione dei benefici, EnergRed è in grado di supportare le comunità energetiche nella realizzazione e gestione dell’infrastruttura investendo nella costruzione e nella gestione di impianti fotovoltaici, la cui energia verrà messa integralmente a disposizione della comunità energetica stessa, per esigenze di auto-consumo diretto o evoluto, come nel caso dell’”energia condivisa”.

Il modello di EnergRed prevede che la comunità energetica, per venti anni, possa beneficiare, e dunque reinvestire per scopi sociali ed ambientali, delle seguenti fonti di redditività economica:

  • quota di maggioranza dell’incentivo totale ricevuto in relazione ai volumi di “energia condivisa” contabilizzata dal GSE: la comunità energetica stipula un contratto di servizio energia “Care&Share®” per la gestione (conduzione e manutenzione) degli impianti, in base al quale viene pagata ad EnergRed una fee pari a 0,025€/kWh (del totale di 0,118€/kWh percepiti) di “energia condivisa”;
  • valorizzazione economica degli asset realizzati nella comunità: EnergRed, oltre ad investire direttamente nella realizzazione degli asset, se ne garantisce la titolarità per 20 anni reinvestendo direttamente nel sostegno alla comunità una cifra pari al 30% del loro valore.

Grazie all’applicazione del modello EnergRed, per ogni kilowatt di potenza fotovoltaica la comunità energetica potrà beneficiare di circa 130€/a, ovvero circa 2.600€ per l’intera durata dell’incentivo riconosciuto. Ogni megawatt di potenza fotovoltaica dedicata alle comunità energetiche, per il quale servono circa 1.000 utenze private civili (famiglie) sarà in grado di generare circa 2,6mln€ di benefici economici diretti per il territorio.

Energred è la prima EsCo italiana ad avere creato una metodologia proprietaria detta Care&Share, un Servizio Energia che pone l’accento sulla creazione e condivisione del valore. Il nostro approccio mette al centro il beneficio comune, proponendo soluzioni sostenibili in perfetto equilibrio tra gli aspetti economici, sociali e ambientali.